Quando scorriamo gli scaffali del supermercato alla ricerca dell’olio extravergine d’oliva migliore, spesso ci soffermiamo sui valori nutrizionali stampati sull’etichetta per fare confronti rapidi. Quello che molti consumatori non sanno è che dietro questi numeri si nasconde una strategia di marketing particolarmente subdola: la manipolazione delle porzioni di riferimento.
Il trucco delle porzioni ridotte nell’etichettatura alimentare
La normativa europea sul food labeling non stabilisce una porzione standard obbligatoria per i condimenti, lasciando ampio margine di manovra ai produttori. Molte linee guida nazionali raccomandano di indicare 15 millilitri come riferimento, quantità che corrisponde a circa un cucchiaio da tavola. Nonostante queste raccomandazioni, è pratica diffusa tra i produttori utilizzare porzioni arbitrarie come 10 millilitri o perfino 8 millilitri.
Questa scelta non è casuale né legata a considerazioni nutrizionali. Si tratta di una vera e propria strategia volta a presentare il prodotto come apparentemente meno calorico agli occhi del consumatore distratto. Un cucchiaio da tavola contiene circa 15 millilitri di olio, che corrispondono a circa 135 calorie secondo i dati nutrizionali standardizzati. Riducendo la porzione di riferimento a 10 millilitri, le calorie indicate scendono automaticamente a 90, creando l’illusione di un prodotto più leggero senza alcuna modifica reale della composizione.
Perché questa pratica inganna i consumatori
La manipolazione delle porzioni di riferimento sfrutta i meccanismi di acquisto impulsivo tipici della grande distribuzione. Durante le offerte promozionali, quando il tempo per valutare i prodotti è limitato, i consumatori tendono a confrontare direttamente i numeri presenti nelle tabelle nutrizionali senza soffermarsi sui dettagli delle porzioni.
La rapidità degli acquisti moderni gioca a favore di questa strategia. Mentre scorriamo velocemente gli scaffali, il nostro cervello elabora principalmente le informazioni più evidenti: il prezzo e i valori calorici. Le diciture sulle porzioni, spesso stampate in caratteri più piccoli, passano inosservate alla maggior parte degli acquirenti.
I rischi concreti per chi fa la spesa
- Confronti distorti tra prodotti: due oli con identica composizione nutrizionale possono apparire diversi soltanto per la scelta artificiosa della porzione di riferimento
- Pianificazione dietetica errata: chi segue diete rigorose rischia di consumare più calorie del previsto se ignora la reale quantità di olio utilizzata
Questa pratica colpisce particolarmente chi cerca di mantenere uno stile alimentare equilibrato. Chi conta le calorie quotidianamente può trovarsi a consumare il 30-50% in più di energia rispetto ai propri calcoli, vanificando gli sforzi di controllo del peso.

Come difendersi dalle etichette ingannevoli
La prima arma di difesa è sempre la conoscenza. Saper decifrare correttamente le etichette alimentari significa prestare attenzione non solo ai valori numerici, ma anche alle diciture che specificano le quantità di riferimento. Questa competenza si chiama food literacy ed è considerata fondamentale per scelte alimentari consapevoli.
Il metodo di calcolo per confronti corretti
Per confrontare correttamente due prodotti, è necessario riportare tutti i valori alla stessa base di calcolo. Se un olio indica 90 calorie per 10 millilitri e un altro 135 calorie per 15 millilitri, il primo avrà in realtà 135 calorie per 15 millilitri (90 x 1,5), risultando identico al secondo dal punto di vista energetico.
Questa operazione matematica, pur essendo semplice, richiede tempo e attenzione, due elementi spesso scarsi durante la spesa quotidiana. I produttori sfruttano proprio questa dinamica per orientare le scelte d’acquisto, creando quello che gli esperti di comportamento del consumatore definiscono “vantaggio cognitivo artificiale”.
Le conseguenze per il mercato dell’olio d’oliva
L’olio extravergine d’oliva, cardine della dieta mediterranea e raccomandato da numerose linee guida nutrizionali internazionali per i suoi effetti benefici sulla salute cardiovascolare, rischia di subire un danno reputazionale a causa di queste pratiche commerciali discutibili. I consumatori più attenti potrebbero sviluppare diffidenza verso l’intero settore.
Paradossalmente, questa strategia penalizza proprio i produttori più onesti e trasparenti, quelli che utilizzano le porzioni standard raccomandate. I loro prodotti risultano apparentemente più calorici e meno attraenti rispetto ai concorrenti, pur mantenendo la stessa identica composizione nutrizionale. Si crea così una sorta di “corsa al ribasso” delle porzioni di riferimento.
Le associazioni dei consumatori stanno monitorando attentamente questa tendenza e alcuni Stati Membri stanno sollecitando l’introduzione di linee guida più stringenti. La pressione per una maggiore standardizzazione delle porzioni di riferimento sta crescendo in tutta Europa, con l’obiettivo di rendere il mercato più trasparente.
La soluzione passa attraverso una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori e una pressione costante verso pratiche commerciali più trasparenti. Solo attraverso l’informazione e la vigilanza potremo garantire che le nostre decisioni d’acquisto siano basate su dati reali e non su trucchi di marketing sempre più sofisticati. La prossima volta che acquistate olio d’oliva, dedicate qualche secondo in più per verificare la porzione indicata in etichetta: scelte informate significano tutela dei propri diritti e della propria salute.
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